09 Apr 1864. Parere medico sul prosciugamento del Lago Trasimeno
Prof. Alessandro Bruschi
La medica scienza richiesta di un suo giudizio intorno al prosciugamento di una palude, lo emetterà sempre senza esitanza il più favorevole, mentre si farebbe essa stessa istigatrice di quello e ne invocherebbe lo intiero compimento quando pur altri nemmeno il pensasse. Ed a tanto si troverebbe sospinta per la ferma convinzione che in ogni medico fu impressa da lunga ed incontrastabile esperienza, di essere le acque stagnanti e quiete che poco ed anche in parte temporariamente ricoprono il sottostante terreno, quelle che in modo assoluto e positivo danno origine a particolari miasmi ed infezioni. Ciò non già per loro stesse, ma sibbene per gl’innumerevoli vegetali ed animali che in quelle vegetano e vivono, e che non trovando poscia continuatamente in esse il più necessario elemento di loro esistenza illanguidiscono e muoiono, lasciando abbondevoli i propri avanzi, la cui macerazione e putrescenza succedentisi principalmente sul terreno dalle acque inondato nel durare dell’umida stagione e da queste nella state lasciato allo scoperto, imprimono alla località il vero carattere delle paludi o maremme, le quali tornano per ciò assolutamente ed altamente dannose alla salute non solo dello uman genere che a con-tatto loro si trova, ma pure in qualche guisa degli uomini che non tanto grandemente da loro si discostano.
Se la medica scienza venisse poi invitata ad emanare un proprio parere riguardo al prosciugamento di un lago, non potrebbe esternarlo in modo generale ed assoluto, trovandosi nella necessità di subordinarlo alle condizioni fisico-naturali del lago stesso. Un lago, la cui profondità è in ogni dove pochissima, le cui acque si mantengono tranquille ed immote, la cui ristretta estensione è ingombrata nella più parte di natante o galleggiante vegetazione, ha tale somiglianza con una palude e siffattamente avvicinasi alla natura di questa, che il medico coscenzioso vorrà se ne cerchi e procuri il disseccamento con tutte quelle cautele e riguardi che valgono a non introdurre quella malsania la quale per avventura ancor da esso non derivasse, od a non aumentare quella la quale per disgrazia venisse già da esso occasionata. Un lago del quale la estensione e la profondità sono bene considerevoli, le acque si mantengono in continuato ed intenso movimento, i margini per breve tratto soltanto si trovano occupati da quelle piante che innalzandosi rigogliose al disopra delle acque stesse piuttostoché farsi cagione di una cattiva atmosfera la disinfettano e migliorano, non potrà essere per consenso medico distrutto, poiché da quello ne può e ne potrà sempre ottenere vantaggio tanto direttamente che indirettamente la pubblica salubrità.
Vi hanno però dei laghi la cui natura non è al tutto conforme a quella dell’ uno e dell’ altro qui or ricordati e che potrebbero dirsi di carattere misto, perché in qualche tratto le acque che quelli informano si mostrano poche e stagnanti, nonché da algose e natanti piante ingombrate, mentre in altre parti si conservano in quella maniera che al vero e fruttuoso lago sono dicevoli. In tal caso a pronunziare su di essi fa mestieri tenere a calcolo la dimensione che prendono i punti palustri per porli a paragone con quelli che tali non sono, ed allorquando i primi sieno molti ed ampli da uguagliare e sorpassare forsanche i secondi, tornerà più probabilmente migliore un generale prosciugamento. Ma nel caso che le acque impaludate sieno meschina cosa in confronto di quelle agitate e profonde dovrannosi solo far scomparire le prime e conservare le seconde, e di quest’ultima maniera ne sembra si presenti appunto il lago Trasimeno, intorno alle qualità e prosciugamento del quale siamo oggi chiamati a manifestare la nostra medica opinione.
Il Trasimeno guardato di un sol colpo d’occhio, abbenché impossibile si renda di scorgerlo da alcun luogo per intero, si presenta pur sempre anziché vasto vastissimo, ed in ogni incontro lo si trova incantevole ed attraente e mai di quel tetro colore dipinto o da quei foschi vapori velato, che dalle acque stagnanti e malsane sono inseparabili e che fan ritorcere il piede e lo sguardo di chi vi s’imbatte, dando indubbia prova dei deleteri principii che in un con essi si confondono ed emanano, ammorbando e distruggendo. A convalidare il giudizio della innocuità generalmente posseduta dalle acque del Trasimeno, che spontaneo e naturale scaturisce dalla mente di ognuno dietro le semplici ed appariscenti impressioni, vi concorre pur anche il più accurato esame portato sulle medesime. Per esso le troviamo dotate di una considerevole profondità e di una chiarezza e limpidità cristallina, le riconosciamo prive di principii mineralizzanti o salmastri e circoscritte da un lido che in massima parte è di natura sassosa od arenosa, e le osserviamo in ogni giorno traslocate e sconvolte con quell’agitazione e movimento non rare fiate a burrasca marina somiglievole, che vi apportano i venti liberamente da ogni parte trascorrenti al di sopra di loro superficie. Niuno potrà opporre, e ne siam noi sicuri, alla verità degli or rammentati favorevoli pregi delle acque del Trasimeno, fra cui è certo sovrano quello dello assai poco interrotto ed ancor violento lor moto, che validamente concorre a mantenere sane le acque stesse non solo, ma che pure efficacemente provvede a rendere prive le sue sponde di quei principii che alla malaria dare potrebbero motivo, mentre anzi che possano rendersi liberi nella circostante atmosfera vengono di nuovo dall’onda che sovra essi incalza rimescolati all’acqua, che il loro potere impedisce e distrugge.
Queste generali buone prerogative del Trasimeno, che già altre volte furono da più valenti scrittori narrate e sostenute, si vorrebbero però al presente niegare del tutto, e si studia far credere a coloro, i quali per la sua storica fama ne conoscono solo la esistenza, che in quello si trova la più spaventevole sorgente di numerose infermità cui tengono dietro inevitabili decessi, onde far stimare opera altamente umanitaria il suo rapido annientamento. E qui sta la esagerazione, lo errore ed il mal sperato vantaggio.
Col percorrere accuratamente la vasta periferia del lago in discorso è cosa vera ed incontrastabile che vi si riscontrano tre punti in cui ha perso il suo assoluto buon carattere, e che tre impaludamenti si manifestano. Il primo si trova nel seno sottostante a Montebuono, in cui trovasi compreso il poco acconcio emissario che il Trasimeno attualmente possiede, il secondo in quello di Borghetto, ed il terzo nell’ altro limitrofo alla base del promontorio, sul quale posa la pregievole e gentile terra di Castiglione. In loro la estensione e la perniciosità mantengonsi con inversa ragione, giacché quello di Montebuono che è il più vasto è però il meno esiziale, quello di Castiglione che è sopra ad ogni altro ristretto è iI maggiormente dannoso, e quello di Borghetto sta nella media in riguardo all’uno ed all’altro rapporto.
Ma le tre ora citate località che innegabilmente possono farsi e si fanno, specialmente nella calda stagione, emanatrici di qualche effluvio ammorbatore, e che servono a porre il Trasimeno nella terza categoria della da noi sopra esposta generale classificazione dei laghi, sono ben poca cosa in paragone alle buone qualità del tutto, in cui talmente si perdono e confondono, che è dato solo scoprirle semplicemente quando ad esse si trovi uno da presso. Ed è ben facile il persuadersi che non tanto quanto si asserisce, risulta l’atmosfera viziata dal lago Trasimeno, qualora si ponga attenzione, nel modo che già altre volte ed or recentissimamente con più accuratezza e senza preoccupazione veruna noi stessi facemmo, sulle qualità fisiche e morali della popolazione che lo circonda. Per ogni dove i maschi e le femmine, i vecchi ed i fanciulli in copioso numero si appalesano provvisti di vivace carattere, di svegliata mente, di regolare corporatura e di robusta tempra, prerogative tutte che è dato in vano cercare nei luoghi ove una malaria si è costretti a respirare davvero. Minore ed anzi scarsa è la quantità degli individui malinconici, pallidi e macilenti che in mezzo agli altri si rinvengono, e con i quali se non mantengono quella uguale proporzione che in paese il più sano ordinariamente si nota, la è senza esagerazione pochissimo superiore; e di tal cosa ne rende in molti incontri ragione, anziché l’aria trista e viziata, la mal difesa, stentata e miserabile vita che conducono gli abitanti dei luoghi sterili ed ingrati, i quali è pur dato osservare in buona parte dei dintorni del Lago. La stessa scrofolosi, così comune e generalizzata ove l’aria è pregna di perniciosi ed abbondevoli vapori acquosi, più rara regna nella gioventù circostante al Trasimeno, del che ne fanno fede inoppugnabile le esenzioni dalla leva in questi ultimi tempi accordate per tale malattia ai giovani che menano la loro vita in prossimità al medesimo, perché minori. sono state di quelle le quali si sono dovute concedere a coloro che da altre parti avevano la provenienza. Né giova ad amplificare fuor di misura i perniciosi effetti del Trasimeno il dire che gli abitanti dei paesi e campagna ad esso posti da presso o poco lungi sono annualmente in spaventevole numero attaccati dalle febbri intermittenti, specialmente perniciose, dalle febbri gastriche e dalle tifoidee, pretendendo pure di sostenere tale assertiva con testimoniali rilasciate da quei sanitari che esercitano la loro nobile ed umanitaria missione in quella località e che hanno creduto dire essere ivi rari gl’individui i quali in certa stagione dell’anno non rimangono affetti da quelle malattie, taluni incontrando la morte, altri restando infermi per vari mesi ed anche per qualche anno senza potere ottenere la guarigione con qualsiasi metodo curativo, conseguenze che son comuni a tal genere di malattie qualunque sia la località in cui sì manifestano.
Ci duole far riflettere a questi nostri Collega, al maggior numero dei quali professiamo stima ed amicizia, che nel dichiarare in modo totalmente generale, essere rari gl’individui che in data stagione non sono in quelle località attaccati dai narrati malori, sono caduti in certa tal quale esagerazione, prendendo semplicemente a considerare quello forse più si accosta alle proprie espressioni, che può in anni maggiormente calamitosi con qualche facilità e preferenza avvenire nelle vicinanze di Castiglione e Borghetto, per il contatto che hanno con quei due seni che abbiamo notato far parte del Trasimeno, concedendogli la facoltà di dar luogo ad una emanazione di specifico paludoso miasma. Quello pure ci incresce si è che niuno di que’ nostri Collega siasi fatto presentatore di dati statistici intorno a tale argomento, abbenché fra essi vi sieno di quelli che contano quivi un lungo medico esercizio. Sarebbero state queste le vere prove, avanti delle quali ogni ragionare vien meno, ma in loro difetto siamo nondimeno sicuri che allorquando si pongano a confronto i casi di febbri intermittenti e tifoidee col complesso delle popolazioni limitrofe al lago in discorso, se ne debba avere un numero proporzionalmente maggiore di quello può porgere una popolazione di paese elevato ed asciutto, ma che non sarà molto dissimile da quello che possono offrire anche altre terre del perugino Circondario, in cui pur troppo annualmente frequenti si manifestano le stesse infermità quantunque di laghi sprovviste e dal Trasimeno notevolmente discoste, nonché da esso segregate per continuata catena di elevati colli. Noi pure esercitammo per circa un anno la medica professione nel Comune di Passignano ma con tutta schiettezza e lealtà possiamo d’altronde asserire che in tal tempo avemmo a curare pochissimi individui assaliti da febbri periodiche, le quali mai si mostrarono assolutamente ostinate e ribelli, e che un solo caso di perniciosa pleuritica vi potemmo osservare, la quale a dire il vero col secondo accesso trascinò alla tomba lo infermo.
Se abbiamo a lamentare la mancanza assoluta delle eloquenti cifre di statistica medica, che ci appalesino il vero numero delle varie infermità che regnano nei contorni del lago Trasimeno, non è così a dirsi delle risultanze statistiche in rapporto alla mortalità, le quali sono la vera pietra di paragone per scandagliare il numero delle prime. Queste ci vengono per un tempo offerte dalle officiali pubblicazioni del Regio Governo che fanno seguito al Censimento ultimamente compiuto della popolazione, in cui sono positivamente dichiarate le morti avvenute nelle varie parti del Regno durante l’anno 1862. E mentre sono esse che grandemente ci confortano nel mostrare che la salubrità della Provincia Umbra è maggiore in confronto a quella di ogni altra, avendo avuto una minore proporzione di decessi, ossia solo il 2,74 per cento; non ci contestano affatto la spaventevole mortalità che si asserisce avvenire nelle terre circostanti al Trasimeno stesso. Il Comune di Magione ebbe 2,27 per cento di morti, quello di Panicale 2,41, quello di Pacciano 2,54, quello di Passignano 2,81, quello di Castiglione 2,97, e quello di Tuoro 3,28. Niuna di queste cifre presa isolatamente può certo addimostrare quella soverchia mortalità che vuolsi attribuire all’asserita perniciosa condizione del Trasimeno, e niuno oserà più questa proclamare e magnificare in appoggio di particolari vedute, allorquando è dato anzi far noto che la totale popolazione dei sopra specificati Comuni, che sono quelli i quali il nostro Lago contornano, si ebbero per ogni eccito individui un 2,71 di decessi, che vale quanto il dire una proporzione anche sottostante a quella della intiera provincia, che già dicemmo essere stata quella che nel durare del 1862 ed in tutto il Regno italiano incontrò la minore mortalità.
Nel modo stesso è sbaglio ed esagerazione lo attribuire tanto esiziali qualità al Trasimeno, sarebbe ostinazione e cecità il niegargli una qualche cagione ammorbatrice, né saremo noi tenuti capaci di tanto, avendo già apertamente dichiarato il come ed il dove questa abbia sua esistenza. È in fatti a ripetersi dagl’impaludamenti designati di Castiglione e Borghetto la maggiore mortalità che ha l’Umbria nei Comuni di Passignano, Castiglione e Tuoro, i quali insieme uniti incontravano 2, 98 di morti per cento, perché sono quelli che gli stanno da presso, né noi lo contrastiamo. Quello d’altronde ci permettiamo di fare osservare si è che questa stessa cifra non ha valore di eccessiva mortalità da malaria occasionata, perché abbastanza inferiore non solo a quella di altri luoghi ove realmente un’aria infetta si respira, come in fra gli altri ce ne danno esempio il Comune di Ferrara in cui si verificarono le morti nella proporzione del 3,46 per cento, il Circondario di Comacchio che produsse quella del 3,81 e la veramente infelice parte di Mesola che noverò l’altra di 4,32, ma sibbene a quella di alcune località in cui non si volge il più minimo pensiero ad una atmosfera viziata e corrotta. Si voglia pure riflettere che il numero dei morti presentato dai soli Comuni di Passignano, Castiglione e Tuoro, vale a testimoniare pienamente che la infezione dell’ atmosfera occasionata dai punti impaludati del Trasimeno è ben limitata cosa, tanto perché produce un non eccessivo danno alla popolazione che vi tiene stretto rapporto, come la cifra di mortalità lo dichiara, quanto anche perché poco estende la propria azione, il che chiaro risulta dalle più lusinghiere deduzioni possibili di scarsissima mortalità avvenuta nei Comuni di Magione, Panicale e Pacciano, i quali sebbene come gli altri or nuovamente rammentati sieno in assoluto contatto dello stesso Lago, pure è a dirsi non ne risentano alcun danno solo perché sono dai due più nocivi impaludamenti di Castiglione e Borghetto maggiormente discosti.
Che sia nondimeno assoluta necessità di distruggere qualunque fornite di malsania nel lago Trasimeno si dichiara da ognuno di umanitari sentimenti fornito, onde è pur nostro divisamento che questo si effettui, ma l’obbligo ci corre di manifestare il modo col quale più facilmente si pervenga alla meta, onde per volere il meglio non abbia ad incontrarsi il peggiore. E qui mi cade in acconcio di far plauso alla prima memoria avanzata dai Rappresentanti dei Municipii che al Trasimeno fanno corona all’attuale Governo, perché in quella il vero e più razionale mezzo invocavasi. È in essa che si chiede il semplice ritiro delle acque, da effettuarsi lentamente in più anni e nella stagione invernale, perché danni maggiori non ne avvengano alla pubblica salute, impiegando in pari tempo que’ mezzi che vagliono a supplantare la terra nei spazi che ora occupano le acque dannose, e questo è quel solo che noi stessi ci facciamo caldamente a raccomandare e che chiediamo sia fatto senza più protratto indugio, non curandoci di disvelare i motivi che facevano poscia deviare alcune di quelle Municipali Rappresentanze dai primitivi opinamenti, che furono certo esternati con più candidi e puri sensi di umanità.
Siano dai Rappresentanti del Regio Governo italiano appagati i più giusti desiderii esternati, affidando i necessari lavori a cuori guidati da sentimenti filantropici ed umanitari anziché alle menti che possono pure rimanere illuse dalle abbaglianti cifre del calcolo e della speculazione. Si rigetti la idea della intero prosciugamento del Trasimeno, di cui torniamo a dire non esservene alcuna necessità, tanto più che quando sia esso fatto con rapidità, siccome il solo lucro richiede, non può essere a meno che si renda motivo di tanto più copiose infermità, che innumerevoli vittime umane immoleranno sull’altare dell’egoismo e del tornaconto. Si abbia in mente che nel primo caso il risultato è certo, e che nel secondo sarà sempre immensamente difficile quando anche non si voglia fin da ora prevedere nella sua intierezza impossibile. Venga dunque aperto il mezzo di dar mano a quei più limitati lavori che hanno il potere di distruggere con facilità i punti guasti e corrotti e che in appresso continuati ovunque il bisogno lo richieda potranno forse ne’ secoli futuri condurre anche alla intiera distruzione del Trasimeno, il quale fino a tantoché sarà pure in più limitate dimensioni e sempre in buon essere conservato, non mancherà di arrecare direttamente ed indirettamente quei vantaggi che la Medicina, l’Economia e l’Agricoltura si sono avvedute derivare dalla esistenza dei buoni laghi, e che si sono fatte in tanti incontri ad enumerare e commendare.
[Il parere del professor Alessandro Bruschi fu pubblicato nel volume Sul prosciugamento del Lago Trasimeno, Perugia, Stabilimento tipografico-litografico, 1864. Pubblicato a cura del Municipio di Perugia.]
In alto un’opera di Guido Agostini (1873-1898), Motivo apresso il lago Trasimeno, olio su tela, cm. 49×63,5, firmato e datato “G. Agostini 1874.” (in basso a sinistra); nuovamente firmato (con titolo) sul telaio.