1928. La pesca nello stagno salso di Orbetello

1928. La pesca nello stagno salso di Orbetello

di Giacomo Melillo

Lo stagno salso di Orbetello che misura 26 chilometri quadrati di superficie ed profondo m. 1,50, è limitato a Nord-Ovest dal Tombolo della Giannella che unisce l’Argentario alla foce dei fiume Albegna, a Sud dal Tómbolo di Feniglia che lo collega al Colle di Cosa.1

Lo stagno comunica col fiume Albegna per mezzo dei canali di Fibbia e delle Saline, col mare per mezzo di quelli di Nussa e di Ansedonia.2 La pesca che vi si fa è molto caratteristica: nel bacino di Ponente dello stagno è libera a tutti; il bacino di Levante è invece proprietà del Comune che vi ha costruito speciali labirinti da pesca in cemento detti boadanoni (vedi fig. 7b). Sono queste le peschiere che vanno sotto il nome di ‘Peschiere di Nassa’.

È noto che, durante la primavera e durante l’estate, alcune specie di pesci, muggini, orate, spigole, aguglie, ecc. attratti da ma fauna più abbondante e da una percentuale di sali minore, passano dal mare nei fiumi, nei laghi, per poi ridiscendere al mare, venuto l’inverno.

I pescatori di Orbetello, messe in completo assetto le apposite peschiere, vigilano sia sulla ‘montata’ che sulla ‘discesa’ del pesce.

Dal mare, múggini, orate, ecc., entrano in un ‘canale emissario’ (vedi fig. 7a) che, nella parte terminale, porta un primo inganno, la passarella o ramata s. f. 3 , che gli consente di entrare in una zona chiusa, denominata paratia s. f.4 (da parare; Rew. 6229), dalla quale non potrà poi più uscire (vedi fig. 8). Formata di kannićći (vedi fig. 1), tenuti insieme da pali piantati nel fondo dello stagno, essa comunica dal lato di sud-est con i bokkini d’entrata dei ‘bondanoni’ ed ha lo scopo di avviare il pesce, attraverso i ‘bocchini’, nei bacini dei ‘bondanoni’.

Imboccati i bacini, il pesce va in parte a finire nelle cosiddette kasse da morto (vedi fig. 7c) dove vien preso dai pescatori coi koppi5 (vedi fig. 2); la parte che rimane nei bacini viene pescata con le rezzole (Rew. 7264)6 . Speciali ostacoli di ferro, detti cancelli di sicurezza, sbarrano al pesce la via oltre le kasse da morto.

Nel mese di Dicembre si sogliono fare due o tre grandi ‘battute di pesce’, dette cinte s. f. pl. (da ‘cingere’).

I pescatori, su venti o trenta barchini (vedi figg. 5 e 6), si dispongono in cerchio nel bacino di Ponente. Ogni barchino dispone di una fiòcina s. f. (vedi fig. 5a) e di una rete che ha da un lato maglie larghe e dall’altro maglie strette. Le reti vengono unite insieme e gettate nello stagno, ed il pesce vien costretto ad entrarvi. Mentre una parte dei pescatori tirano su le reti, gli altri con i barchini si portano nel mezzo della cinta e infilano colle fiòcine il pesce più grosso che tenta di sfuggire all’agguato.
Talvolta, specialmente se lo stagno è un po’ mosso, i pescatori gettano nell’acqua dell’olio che permette loro di vedere più chiaramente il fondo.

La imbarcazione in uso nello stagno di Orbetello è il barchino s. m., una specie di barchetta a fondo piatto con vela (vedi figg. 5 e 6), che può dirsi la compagnia indivisibile del pescatore. Sul barchino questi attraversa in lungo od in largo lo stagno, fermandosi a pescare vicino a speciali ripari di cannicci, detti tesi s. m. pl. (vedi Rew. 8651).

Parti del barchino, oltre al fondo, sono:

  • la vanna s. f. ‘banda’ «il fianco»7
  • il posticco s. m. «pezzo di tavola con scalmiera» 8
  • il mativo s. m. o korba (da korbis; Rew. 2224) «rinforzo di legno della. sponda»9
  • la palella s. f. remo di cui si serve il pescatore stando a poppa» (cfr. nap. palelle s. f.);
  • aggiungi ancora una lunga pertica di legno, detta struzza s. f.10 (vedi la fig. 5c), di cui, dove l’acqua è poca, il pescatore si serve per muovere il barchino, facendo forza con essa sul fondo.

Le principali reti da pesca sono:

  • La retina s. f., sorta di rete che nella parte superiore è costituita da una cordicella, l’armatura s. f., nella quale, di tratto in tratto, sono infilati piccoli pezzi di sughero chiamati kuortici (cortex; Rew. 2263)11. La parte inferiore è formata da un’altra armatura provvista di piombi.
  • Il tramallo s. m. (vedi ItDl. I, 257). Il tramallo privo di piombi ha nome saltatoia s. f. (da ‘saltare’).
  • Il martavello s. m, ‘bertovello’ (vedi ItDl. I, 258), fornato: di un cerco di legno (vedi la fig. 3a), tenuto fermo da due cannelli di sambuco, detti búvoli o búbboli12 (fig. 3b); da quattro altri cerci (degradanti, anch’essi con búvoli (fig, 3c); da bertovelli minori interni, posti in senso contrario al maggiore. le femminelle (fig. 3d); dal kodino s. m., la parte estrema del bertovello (fig. 3e): da un laccio di cotone, il poppatino (vedi. fig. 3f) che serra il kodino, e serve a fermare, il bertovello sul fondo.
  • La rezzola s. f., costituita da due reti scempie laterali che nel mezzo formano la manika s. f., una specie di sacco. Nello stagno si pesce anche con la koffa s.f. (Rew. 4730?): più lenze con ami, dette braccali, che scendono verticalmente da una corda comune la trave s. f.

    Per pescare di notte col barchino si adopera una lampada ad acetilene, la cetilene s. f., la quale viene fissata alla prora (vedi la fig. 5b).

    Il pesce pescato viene raccolto in un grosso cesto senza manichi, il cestone s. m. (vedi fig. 4). Quello che si spedisce vien posto in cassette chiamate kollette s. f. pl. o spasine s. f. pl. (Rew. 3030).

    Le principali qualità di pesci che si pescano nello stagno di Orbetello sono le seguenti:

    • “Anguilla vulgaris” – anguilla s. f. L’anguilla immatura è chiamata torta; quella che ha raggiunto la maturità sessuale e si dispone a migrare nel mare, diritta; il novellame dell’anguilla, kria s. f. (deverb. di creare; Rew. 2305).
    • “Atherina boyeri” – kakinello s. m.
    • “Blennius gattorugine” – vavoso s. m. (vedi ItDl. I, 263).
    • “Chrysophrys aurata” – orata s. f. Rew. 789.
    • “Charax puntazzo” – sárago s. m. Rew. 7605.
    • “Conger conger” – grongo s. m. (vedi ItDl. I, 264).
    • “Mullus barbatus” – trilla s. f.
    • “Mustelus canis” – stellato s. m. e niccolo s. m. (cfr. gen. nisseua e vedi nisseaa e vedi Barbier in Rlr. LIV (1911), 162).
    • “Dicentrarchus labrax” (Labr. lupus) – spigola s. f. (vedi ItDl. I, 264).
    • “Mugil capito” – mazzone s. m. (vedi ItDl. I, 264 n. 4).
    • “Mugil cephalus” – cefalo mazzone s. m.
    • “Mugil saliensˮ  – múggine s. m.
    • “Mugil auratus” – goterossa s. f.
    • “Mugil chelo” – celeta s. f.13
    • “Pagellus mormyrus” – marmo s. m.14
    • “Sargus annularis” – sparallone s. m.15
    • “Scorpaena porcus” – skorfano s. m. (vedi il nap. skorfene e ItDl. IV, 58 n. 1).
    • “Solea vulgaris” – palaia s. f. (vedi Rew. 6370).

      Tra i molluschi, noterò il “Cardium edule” – galletto s. m. o kassettone s. m.; tra i crostacei, il “Palaemon serratus” – gámbero s. m.

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      Il saggio di Giacomo Melillo (1892-1929), La pesca nello stagno salso di Orbetello, fu pubblicato nella rivista “L’Italia dialettale”, vol. IV, 1928, pp. 212-219. 
      Nel trascrivere il testo non sempre è stato possibile mantenere i simboli fonetici utilizzati nell’originale.

      Note:

      1 Devo gran parte delle illustrazioni al Sig. Domenico Ulivi di Orbetello che ringrazio vivamente.

      2 V. la Guida d’Italia del Touring Club Italiano, ‘Italia Centrale’, Vol. III, p. 238. Per più ampie e dettagliate notizie sulla pesca e sulla fauna ittiologica v. R. Del Rosso ‘Pesche e peschiere antiche e moderne nell’Etruria Marittima‘ Firenze  (Poggi) 1905.

      3 [V. il letter. ramata «graticolato di fili di rame»]. C. M.

      4 [Cfr. il term. marinaresco paratia «separazione di tavole o di tela a poppa e a prua sotto coperta per riporvi cordami e simili arredi, o per comodo de’ marinari» (Fanf.)]. C. M.

      5 [V., in Zingarelli N. ‘Voc. della lingua ital.’ 2,  còppo, «recipiente rotondo che inastato serve a
      pescare conchiglie ed altro sul fondo del mare» (term. marin.); e quando all’ò, ‘Fonol. sol.’, 149]. C. M.

      6 V. più avanti il punto 4 dell’elenco numerato.

      7 [la presenza di vocaboli schiettamente meridionali, anzi napoletani (vedi, più sotto, anche kuortici, vavoso, sparallone, ecc.) non deve sorprendere. Senza dire che Orbetello fu una delle città
      marittime toscane riunite da Filippo II, sotto il nome di Stato dei Presidii, al regno di Napoli di cui seguirono le sorti dal 1558 al 1801, pescatori napoletani, durante molti mesi dell’anno, dalla primavera al tardo autunno, soggiornarono nelle vicinanze, specialmente a Porto S. Stefano. Per di
      più oggi il bacino di Levante è affittato a persona di Napoli]. C. M.

      8 [Non fa parte dell’ossatura della barca, ma viene adattato da ultimo. Cfr. il term. marin. posticcia «la parte superiore del naviglio»]. C. M.

      9 [V. ItDl. I 256, n. 1].

      10 [V. struzza s. f. «perticone che sostiene la tarchia o altre vele volanti, specialmente dei bastimenti latini» (term. marin.) in Zingarelli o. c. ]. C. M.

      11 [V. nap. cortece «disco di sughero di men di un decimentro di diametro» nel ‘Voc. del dial. napol.‘  del prof. E. Rocco, Napoli (Chiurazzi) 1891]. C. M.

      12 [Cfr. Il lett. bubbolo «pezzo di canna che a un’estremità ha il nodo e all’altra è aperta» in Zingarelli o. c.; e v. Rew. 1354]. C. M.

      13 Nap. cerina, gen. ciautta e muzao neigro.

      14 Nap. marmone (e luvaro, lutrinu).

      15 Nap. sparallone, gen. sparlo.



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