L’inaccessibile scesa del Buzzone

L’inaccessibile scesa del Buzzone

Dal porto turistico di Castiglione del Lago, volgendo lo sguardo verso sud, si può scorgere un argine di terra che interrompe l’orizzonte di canne. Proprio lì, non troppo poeticamente adagiata, è la scesa del Buzzone.

La scorsa estate cercai di raggiungerla in bicicletta ma l’ardita esplorazione terminò tra il sudore e le zanzare davanti a un cancello serrato con catena e imponente lucchetto.

Quest’anno sono tornato a sfidare la sorte ma, più che la fortuna, hanno potuto i cavalli del fuoribordo di Roberto che per l’ennesima volta si è pazientemente prestato.

Venti minuti di navigazione e io lì, pronto a gridare: terra! terra! terra! Niente. Roberto mi ricorda che prima c’è da superare la barriera dei tofi, poi i grovigli delle reti strappate da chissà quale tempesta, e per ultimo il fondo forse troppo basso o forse no.

Ma finalmente ecco che arriva il mio momento di gloria. Devo restare in piedi a prua e, senza cadere in acqua, lanciarmi sull’argine tenendo la cima in una mano e il mezzomarinaio nell’altra. Ce la posso fare? Ah!

Sono il primo a toccare terra, invito Roberto a immortalare lo storico ed acrobatico evento ma non ha con sé la macchina fotografica. Non mi perdo d’animo e assicuro il natante a un palo con un nodo improvvisato mentre discuto con il comandante come meglio esplorare queste lande sconosciute alla civiltà.

A pochi metri di distanza sono ormeggiate due barche da pesca: una è in resina color bandiera sbiadita, l’altra cerca invano di mimetizzarsi tra le canne grazie al suo marroncino simil-legno.

Incurante dei sicuri pericoli, risalgo il sentiero. Solo cento metri e sotto i salici ecco, in tutto il suo selvaggio splendore, l’antro della sibilla, riccamente decorato con tofi, sedie in plastica, reti, catini, bottiglie e carrelli.
A fatica riesco a riportare il capitano verso la barca e guadagnar così la rotta di casa.

[E. F.]


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