17 Nov Documentari, il Trasimeno visto dai pescatori
Successo per la mostra collettiva organizzata dall’associazione Arbit
pubblicato da “il Giornale dell’Umbria”, 17 giugno 2008, p. 11
Andrea era un ingegnere e, alla fine, ha lasciato tutto per dedicarsi alla sua passione: la pesca.
Adesso è il suo mestiere. È una delle testimonianze che emergono dal documentario “Figli del Trasimeno”, di Giacomo Del Buono ed Emanuele Rodondi, proiettato durante i due giorni della mostra collettiva organizzata presso il porto turistico dall’Arbit, Associazione recupero barche interne tradizionali.
Otto gli artisti locali, soprattutto talenti emergenti, che hanno esposto le loro creazioni pittoriche ed installazioni figurative, riscuotendo un buon successo di pubblico che fa pensare già ad un “bis”.
Il filo conduttore della mostra era proprio la “barca antica”, quella che i pescatori utilizzavano nella vita di tutti i giorni. L’obiettivo infatti è re-inserire nell’attualità le imbarcazioni che hanno fatto la storia del Trasimeno. Nel porto di Castiglione del Lago (e in futuro si pensa anche ad altre darsene), sono stati predisposti dei punti di attracco specifici per le “barche tradizionali”; adesso manca la materia prima, le barche appunto. Per adesso ne sono state realizzate un paio.
“Peccato, ne avevo una vecchia, l’ho venduta per pochi soldi un anno fa”. Si sbatte le mani un visitatore della mostra mentre visiona le bozze realizzate dall’australiana Megan Hunter.
Il secondo progetto lanciato dall’Arbit è proprio un cantiere nautico e un centro studi dove ricostruire queste imbarcazioni, individuato eventualmente nell’ex acquedotto castiglionese. Per ora è un’ipotesi al vaglio; il sindaco Valter Carloia ha assicurato che la storia e le tradizioni della nautica antica saranno inserite nel progetto di museo etnografico a Palazzo Ducale, e nel Centro Studi Regionali sul Paesaggio.
“È stato difficile recuperare informazioni sulle modalità di costruzione delle barche di un tempo – spiega Guido Materazzi, presidente dell’Arbit -, ma abbiamo cercato di recuperare dati dai racconti dei pescatori più anziani”.
Come Ivo Sepiacci, veterano sul lago e fedele al Trasimeno da quando aveva poco più di sette anni. Oggi è un ultraottantenne, stringe sulle spalle la sua lunga rete da pesca (utilizzata per adornare i locali della mostra) e dice: “non ci sono segreti per essere un buon pescatore, occorre modestia e saper ascoltare molto per imprare”.