28 Ago Gita sul gorro, pesce di lago e vecchi mestieri del Trasimeno
L’ARBIT (Associazione Recupero Barche Interne Tradizionali) fa rivivere il fascino di un vecchio borgo di pescatori.
L’ultima iniziativa messa in atto dall’ARBIT, l’associazione con sede a Castiglione del Lago impegnata nel recupero e valorizzazione delle imbarcazioni delle acque interne con particolare attenzione al lago Trasimeno, è stata la ricostruzione di un piccolo villaggio di pescatori nel centro di Castiglione in occasione della Festa del lago.
«È stata una bella opportunità – spiega il presidente Guido Materazzi – far conoscere ad un pubblico molto vasto le imbarcazioni tipiche del nostro lago, gli attrezzi che venivano usati per la pesca, le reti tradizionali, in un clima giocoso dove persone di tutte le età hanno potuto apprezzare questo antico mezzo di lavoro».
Imbarcazioni che raccontano la storia di un mestiere, quello dei “maestri d’ascia” che, purtroppo, è quasi del tutto scomparso. Scarchini a Sant’Arcangelo, Pazzaglia a Borghetto, Pisinicca a San Feliciano, sono ormai quasi dei personaggi mitici. Sono loro gli ultimi a conservare la memoria di come venivano costruite le barche piatte tradizionali, il barchino o il gorro, del Trasimeno.
Barche caratterizzate da un pescaggio minimo per cui in grado di andare dappertutto e che rischiano di scomparire per la deperibilità del materiale. «L’interesse della nostra associazione nei confronti di questo tipo di imbarcazioni, le più antiche hanno più di cento anni, ha più finalità – spiega Materazzi -. Prima di tutto, come è ovvio, la tutela di un patrimonio che rischia di sparire. Per questo abbiamo avviato un censimento delle barche esistenti e il loro restauro.
Ma la nostra attività, se finisse qui, sarebbe solo conservativa, mentre noi vogliamo che questo patrimonio rimanga vivo sia dal punto di vista storico che economico. Abbiamo avviato per questo collaborazioni con Enti, associazioni, istituzioni scolastiche quali, ad esempio, il Museo della pesca di San Feliciano, il Palio delle Barche di Passignano, i circoli nautici, le scuole del territorio etc.. Per quello che riguarda il Museo della pesca stiamo collaborando al progetto “Pesca…giocando”, in cui si guidano i bambini alla costruzione cartacea di una barca; abbiamo portato avanti un progetto con la scuola professionale di Castiglione del Lago in cui i ragazzi hanno potuto apprendere le tecniche legate alle costruzioni nautiche, solo per fare qualche
esempio.
Esistono difficoltà oggettive quando si parla di pesca al Trasimeno, le tecniche non hanno subito sostanziali modifiche, di fatto si pesca come cent’anni fa, e questo non è né conveniente dal punto di vista remunerativo né invoglia a proseguire in questo mestiere. Primi tentativi di rendere più attuale questo settore si stanno individuando legando, ad esempio, la pesca al turismo, come nel caso del Pescaturismo e ci auguriamo di trovare strade che permettano la riscoperta di questo tipo di imbarcazioni per usi diversi da quello del pescare, magari anche costruendole con materiali nuovi che possano renderle interessanti per il mercato nautico locale.
Perché non far rivivere l’emozione di una navigazione particolare, magari degustando il nostro pesce tipico, andando alla riscoperta dimestieri che stanno scomparendo: la realizzazione di una vecchia barca, la lavorazione della cannina, le tecniche di realizzazione delle reti da pesca.
Un’economia che si sposa perfettamente con il nostro ambiente alla cui salvaguardia siamo particolarmente attenti».
Luigina Miccio
Articolo tratto da “Comune informa” dell’agosto 2010