25 Gen La pantana dell’Alto Sile
Intervista a Carlo Michieletto
Cos’è la pantana? La pantana è una piccola imbarcazione tradizionale in legno che veniva utilizzata per navigare sull’alto corso del fiume Sile, nella zona tra le sorgenti e Quinto di Treviso. Il nome deriva dallo strusciare nel pantano di queste barche in legno a fondo piatto negli acquitrini dell’Alto Sile, dove solo mezzi di navigazione di modeste misure e senza chiglia potevano solcare queste acque stagnanti.
Per quali lavori veniva utilizzata e da chi?
Nell’alto corso del Sile si effettuava una navigazione “domestica” perché si trattava di una navigazione di breve raggio; la pantana veniva quindi utilizzata da contadini e mugnai che integravano le attività fluviali a quelle contadine.
La pesca risultava essere un’attività molto praticata grazie alla fitta rete acquea presente. I rivieraschi si addentravano con la propria barca nei ghèbi, corridoi fluviali molto stretti, nelle paludi ma anche in zone facilmente raggiungibili a piedi per raccogliere le erbe palustri che consistevano la base per creare una sorta di “artigianato della palude”, dalle scope alle sedie impagliate.
La mancanza di ponti nell’alto corso ha permesso di sviluppare la navigazione di breve raggio anche per quel che riguarda il trasporto di persone e animali, i quali per la carenza di collegamenti dovevano venir condotti in barca anche per brevi distanze.
La barca era anche utilizzata per l’attività di caccia: i cacciatori si facevano anche condurre all’interno della palude da abili barcaioli, i quali recepivano un compenso per il servizio prestato.
La pantana era molto utile per il carico di materiale, come nel caso del trasporto del grano al mulino per la macinazione o per il trasporto di legna. Veniva poi utilizzata anche per fini ricreativi, per momenti festivi e anche per cerimonie nuziali.
Come viene manovrata la pantana?
La pantana viene manovrata con propulsione a palina, puntando una lunga pertica di quattro metri con un terminale in ferro sul fondo. I bassi fondali consentono al conducente di poter spingere l’imbarcazione con l’uso della pertica facendo leva sul terreno. Questa tecnica di conduzione permette di entrare in canali molto stretti senza particolari problemi.
Perché e quando è caduta in disuso, quali le cause del declino?
Cade in disuso a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, quando il Veneto conosce il boom economico. L’individuo percepisce la voglia di cambiare, di avanzare, di superare la vita dura che offriva il lavoro campestre, palustre e fluviale. Le campagne si svuotano con il passare del tempo e l’agricoltura si meccanicizza, necessitando di minor manodopera. Attività di fiume collegate al mondo contadino considerate prima necessarie ora non lo sono più. Viene gradualmente abbandonata la vita di fiume e le piccole barche in legno vengono presto dimenticate. I natanti in legno vengono poi sostituiti in tempi recenti da barchini costruiti con altri materiali quali la vetroresina e il ferro.
Quali sono le caratteristiche tecniche dell’imbarcazione?
La pantana è un mezzo di navigazione della lunghezza di circa quattro metri e con una larghezza compresa tra 110 e 125 centimetri circa. E’ utile sottolineare che il costruttore poteva apportare leggeri cambiamenti alle misure della barca secondo le proprie esigenze: per un maggior carico serviva una struttura un po’ più allargata, per chi voleva un mezzo più veloce e agile, bastava
restringerne la larghezza o accorciare leggermente la lunghezza.
Il fondo piatto della barca consente una linea di galleggiamento molto bassa, ideale per la navigazione in plaghe paludose alimentate da polle sorgive, chiamate in dialetto locale fontanassi, e in stretti canali, chiamati ghèbi. Le fiancate laterali sono basse. La poppa e la prua sono di forma quadrangolare; nella parte posteriore la testata della barca è un po’ più larga rispetto a quella anteriore per permettere al conducente di manovrarla in maniera più efficace. La curvatura longitudinale del fondo, detta cavallino, non è molto arcuata ma di pochi centimetri: in luoghi paludosi e con acque ferme è adatto difatti un fondo lineare.
Quali sono i materiali utilizzati per la costruzione?
La scelta del legno è fondamentale per la creazione di una barca. Nelle ultime pantane ricostruite da un maestro d’ascia (dagli anni Novanta fino al 2005) è stato scelto unicamente il legno di larice stagionato, che ha come caratteristiche l’elasticità e la resistenza all’umidità ma anche la durezza e la compattezza. Originariamente venivano impiegati anche altri tipi di legno: abete, gelso e rovere.
La pertica è ricavata da legno di salice.
Chi si occupava della costruzione?
Falegnami e contadini si dedicavano a questa cantieristica minore visto che per queste costruzioni non esisteva uno squero di riferimento: i più abili erano sicuramente i falegnami, a cui venivano commissionate la maggior parte delle barche da realizzare, mentre i contadini si arrangiavano come meglio potevano, seguendo anche i consigli di amici falegnami e copiando le tecniche costruttive.
Qual è attualmente la diffusione di questa barca?
Purtroppo non è più possibile trovare una pantana originale. E’ interessante notare, però, che un artigiano locale ha ricostruito, dal 1996 al 2005, una decina di pantane che sono state acquistate da privati che abitano nelle zone rivierasche del fiume. Altre quattro pantane sono state prodotte in uno squero veneziano e sono di proprietà dell’Oasi Cervara srl. Si trovano all’interno del parco Naturale del Fiume Sile, nell’Oasi Cervara, una riserva naturale che tutela l’ambiente palustre dell’Alto Sile.
Chi ha il merito della rinascita e della valorizzazione di questa imbarcazione tipica?
Gran parte del merito va all’Associazione Cultura e Tradizione Contadina sita a S. Cristina, una frazione nel comune di Quinto di Treviso. L’associazione si è fatta promotrice nel 2005 di un seminario universitario, con la collaborazione dell’Università Cà Foscari di Venezia, all’interno del quale sono state costruite quattro pantane da un artigiano locale con l’ausilio di cinque studenti. Questo ha poi portato alla realizzazione di un DVD multimediale “La “Pantana” dell’Alto Sile“.
Anche l’Oasi Cervara srl sta valorizzando questo tipo di imbarcazione: nell’Oasi, oltre a percorsi didattici, è possibile, tramite una prenotazione, compiere un’escursione in barca di circa un’ora con un barcaiolo esperto.
Nel 2010 è poi stata organizzata la prima edizione del Palio delle pantane, una risalita del fiume aperta a tutti gli amanti del Sile, a bordo di una pantana o di qualsiasi imbarcazione a remi, a pagaia o a pertica.
Una ultima curiosità, come si è avvicinato a questa imbarcazione e come ha deciso di studiarla?
Sono stato uno dei cinque studenti che ha partecipato nel 2005 al seminario dell’Università Ca’ Foscari, che prima citavo. Sono rimasto subito affascinato dal mondo fluviale e dalle antiche maestranze collegate al fiume, che ormai stanno scomparendo. Seguito dal prof. Francesco Vallerani, docente di Geografia, ho deciso che quello sarebbe stato l’argomento ideale per la mia tesi di laurea. Il mio augurio è che anche il mio elaborato sia un aiuto in più per poter valorizzare la nautica tradizionale e magari diventare un valore aggiunto per l’incentivazione di un turismo fluviale sostenibile.
- Carlo Michieletto (1981), residente a Scorzè (Venezia), laureato in Conservazione dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia nel 2006 con la tesi “La riscoperta del passato rurale: il caso della navigazione nell’alto Sile“. Il suo campo d’interesse riguarda la nautica tradizionale e la valorizzazione del turismo fluviale. Autore di un saggio “La riscoperta della nautica tradizionale. La pantana dell’alto Sile“, pubblicato ne “La Ricerca Folklorica” nel n. 59 “Piccole barche e culture d’Acqua” ed. Grafo.
- Guglielmo Ciardi, Mattino di maggio (particolare), 1869, olio su tela, cm. 57 x 78, Ca’ Pesaro, Venezia.
- Guglielmo Ciardi, Mulino sul Sile (particolare), 1875, olio su tela, cm. 50 x 98 cm, collezione privata Milano.
[E. F.]