19 Set La pesca con il giacchio
Dopo il bel resoconto di Jean Wilmotte, torniamo a occuparci della pesca con il giacchio.
Questa è una tecnica di pesca usata sia in mare, sia nei laghi, in acque relativamente basse, a bordo di una imbarcazione così come da riva. Il giacchio è conosciuto anche con il nome di rezzaglio, sparviero o iacco.
Ma cos’è? Si tratta di una grande rete circolare dal perimetro piombato. Come per le reti più comuni, la dimensione delle maglie varia a seconda del pesce che si vuole catturare.
Un tempo veniva costruito (sarebbe meglio dire autocostruito) in canapa o cotone, ora viene utilizzata la tortiglia di polyester o il nylon.
Lungo il bordo inferiore del giacchio vi è una corda ricoperta di piombi (la funaia) che trascina la rete verso il fondo. La circonferenza della rete varia tra i dodici e i quindici metri.
Al centro della rete si trova un anello, un tempo in ginepro o vinco, ora in filo metallico o materiale plastico; anello che al Trasimeno è conosciuto come la galla.
Dal bordo partono circa venti cordicelle (i ramiglione) che passano all’interno della galla e confluiscono verso la corda del giacchio, lunga più di tre metri. Alle estremità della corda vi sono due occhielli (cappiole).
In alcuni modelli i ramglione a circa venti centimetri dalla funaia si biforcano, questa deviazione è detta femmenella.
Ma come si usa? La barca si avvicina in modo lento e silenzioso verso la zona individuata. Il lanciatore si sposta verso la prua e posiziona la tavola del giacchio tra le sponde.
Il pescatore comincia serrando la corda intorno al polso (o infilando l’anello della corda al mignolo) così da non perdere la rete. Raccoglie con una mano la parte superiore del giacchio per circa metà della sua lunghezza. Con l’altra mano afferra il lembo rimasto libero.
Il pescatore ruota il busto all’indietro e, subito dopo, fa seguire un movimento in avanti. L’abilità del pescatore sta nel coordinare questi movimenti e nel lasciare andare la rete al momento giusto, facendo in modo che, grazie alla rotazione impressa, si apra completamente in aria prima di toccare la superficie dell’acqua.
Quando cade in acqua il giacchio deve essere disteso, così da coprire la maggior area possibile. Il peso dei piombi lungo la funaia lo fa scendere rapidamente verso il fondo, imprigionando i pesci che incontra inabissandosi.
Il giacchio viene recuperato tirando lentamente con piccoli colpi la corda del giacchio e poi il fascio dei ramaglione. Mentre la rete viene raccolta, il perimetro della funaia si stringe e i piombi si avvicinano tra loro scorrendo sul fondo così da non far uscire i pesci.
Al pescatore non resta che issare il giacchio a bordo, posando la rete sulla tavola dove la libera del pescato.
Voce Giacchio dal “Vocabolario degli Accademici della Crusca”, 1680. p. 375.
Una rete tonda, la quale, gettata nell’acqua dal pescatore, s’apre, e, avvicinandosi al fondo, si riserra, e cuopre, e richiude i pesci. Pesci ec. si pigliano con giacchio il quale è rete sottile, e fitta, ed ha forma tonda, intorno alla circonferenza impiombato, e ravvolto: ha nel comignolo una lunga fune.
In proverbio. Gittare il giacchio tondo, che vale non aver riguardo a niuno, trattando ognuno a un modo. Gittare il giacchio in su la siepe. Far cosa non totalmente inutile, ma dannosa.
Arciprete Borghi, Descrizione geografica, fisica e naturale del lago Trasimeno comunemente detto il lago di Perugia, 1821, pp. 27-28.
Il Ghiacchio è una rete grande lunga almeno quattro in cinque piedi, e fatta egualmente a forma di campana. È guarnita da capo di un cerchietto di legno forte del diametro di tre o quattro pollici, e da piedi di una corda forte rivestita ad ogni maglia della rete di un cerchietto di piombo. Da questa corda di tratto in tratto partono dei fili, che poi uniti insieme vanno a riescire per il cerchietto di legno da capo chiamato la Galla. Con questa rete vi si prende la Lasca, ed i pescatori hanno una destrezza grande nello scagliarla, abbenché gli anelletti di piombo che la guarniscono da piedi, siano del peso di dodici a tredici libre. Sscagliata che é, il piombo la tira a fondo facendo gran capanna, ed il pesce, che vi rimane sotto, vien preso tutto. Indi si tirano lentamente i nominati fili, che chiamansi Ramiglìoni, i quali fanno roversciare la parte piombata verso la Galla, ed il pesce vi resta tutto. Indi si distende di nuovo la rete in una Cesta, ed il pesce é preso. Di questi Ghiacchi ve ne sono di più sorti, di piccola maglia cioè, di mezza maglia, di tutta maglia. I pescatori dicono macchia invece di maglia. In estate è proibito quello di piccola maglia sotto pene rigorose.
Per approfondire.
- Per i termini dialettali il volume di Nicoletta Ugoccioni, Reti e sistemi tradizionali di pesca, Nuova Guaraldi Editrice, 1982, pp. 24-29.
- Giulio Mancini e Giampiero Maracchi, Alla foce del Serchio una pesca antica: il giacchio, Pacini Fazzi Editori, 2005.
- Per la storia, le varianti costruttive e i diversi impieghi resta fondamentale il volume di Claudio Marinelli e Vincenzo Valente, La pesca con il giacchio nella tradizione del lago Trasimeno, Edizioni Era Nuova, 2002.
[E. F.]